Il tribunale di Alicante a Elche è pronto ad avviare le udienze contro diversi personaggi del mondo degli affari di Orihuela accusati di un criminalità ambientale per aver presumibilmente seppellito centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti nei terreni agricoli invece di inviarli all'impianto di trattamento Proambiente di La Murada.
Il processo coinvolge gli amministratori di più società che, secondo i pubblici ministeri, smaltito illegalmente rifiuti in otto aziende agricole a Los Vives (Orihuela) e una ad Abanilla (Murcia) tra il 2005 e il 2011. Si dice che abbiano coperto i rifiuti con terra e abbiano persino piantato alberi di agrumi su alcuni siti per nascondere i depositi. I rifiuti sepolti includevano rifiuti urbani, organici e persino sanitari, con stime ufficiali che confermano almeno 388,000 tonnellate, anche se i volumi effettivi potrebbero essere più elevati.
Principali imputati e accuse:
- Francisco Poveda – sette anni di carcere richiesti dai pubblici ministeri.
- Antonio Ángel Fenoll, Francisco Fenoll, Ángel Fenoll Pastor – richieste condanne a cinque anni.
- Ex consigliere Javier Bru e l'imprenditore José Vera, anch'egli condannato a cinque anni di carcere.
- Angelo Fenoll, il principale sospettato ed ex gestore della discarica, sarà non affrontare il processo a causa della malattia.
L'accusa chiede anche risarcimento per i costi di rimozione e corretto trattamento dei rifiuti sepolti illegalmente.
sfondo
Il caso è collegato al Indagine Brugal, che ha evidenziato irregolarità nei contratti di gestione dei rifiuti nella regione di Vega Baja, a seguito delle denunce dei residenti di La Murada. Proambiente, all'epoca gestore della discarica, avrebbe dichiarato di non essere in grado di gestire in sicurezza i rifiuti contrattuali. Sono state presentate accuse formali da parte dell'autorità competente. Consiglio comunale di Orihuela nel 2012, quasi un decennio dopo l'inizio dell'attività illegale.
Nonostante la chiusura della discarica Proambiente, migliaia di tonnellate di rifiuti sepolti rimangono sui terreni agricoli, evidenziando le attuali preoccupazioni in materia di ambiente e salute pubblica.












